"Reportage di Viaggio" è la raccolta dei viaggi organizzati da Socchi Adriano, titolare dell'agenzia CULTURE LONTANE


Bangkok: la città dei mille contrasti.

02.09.2001 20:42

Si dice Thailandia e subito si pensa a Bangkok ai suoi mercati e ai suoi palazzi. 

Capitale del paese fin dal 1782 e con quasi 7 milioni di abitanti Bangkok è una metropoli moderna, che di esotico ha soltanto più il nome. Caotica e frenetica sono gli aggettivi più consoni per definirla. Ecco l’inevitabile impatto a cui non sarete esenti al vostro arrivo. Ai grattacieli avveniristici si alternano templi e palazzi storici. Ai moderni centri commerciali si susseguono gli innumerevoli mercati cittadini. Alle larghe strade del centro, i canali e le viuzze. Sembra una capitale proiettata a guardare in avanti, al futuro e al business, piuttosto che indietro, al suo glorioso passato. Ma dietro a questa scorza poco allettante non sarà difficile cogliere lo spirito di questa grande città asiatica. Nessuna capitale dell’Indocina è stata capace di trasformarsi come Bangkok.
Spostandoci in tuk-tuk ne abbiamo maledetto il proverbiale traffico e sofferto l’irresistibile clima caldo umido, davvero insopportabile. I tuk-tuk sono delle moto-ape, a tre ruote, liev motiv della circolazione di Bangkok. Costano poco e hanno l’invidiabile vantaggio di sgusciare dagli onnipresenti ingorghi. A causa degli innumerevoli mezzi di trasporto che girano per le strade il gas di scarico oltre a sporcarci gli indumenti di una patina polverosa e nera ci obbliga a comprare delle mascherine per coprire naso e bocca, alla maniera dei chirurghi in sala operatoria, per non esalare l’aria inquinata della city e preservare i nostri polmoni. La temperatura c’impone continui approvvigionamenti d’acqua, indispensabili per non disidratarsi. Non bisogna perdersi d’animo perché Bangkok, come già detto, fortunatamente, riserva anche molte attrattive: sontuosi palazzi e stupefacenti mercati.
La nostra visita alla città inizia proprio da quest’ultimi. Andare per mercati è un’esperienza non solo per osservare le svariate e incredibili mercanzie esposte, ma è anche e soprattutto una maniera per cercare di conoscere, per quanto possibile, la realtà locale. Sulle bancarelle si vende di tutto, ma le aree riservate al mangiare sono per noi occidentali quelle che più attirano il nostro interesse per via della netta diversità dei cibi esposti rispetto ai nostri. Ambulanti col loro carretto anziché hot dog, o sandwich al prosciutto e formaggio, vendono gigantesche cavallette fritte e spiedini di serpente. Delizie per i miei compagni di viaggio ripugnati per il sottoscritto che preferisce il solito pollo con riso. Più frequentate da turisti che da locali sono invece quelle aree dei mercati dove si vendono souvenir tipici tailandesi. Attenti a però a non farsi prendere dalla smania degli acquisti. Si rischia di riempirsi di inutili cianfrusaglie, come dicono dalle mie parti “ciapa puer” (prendi polvere). Giriamo così tutto il giorno, senza meta, tra un mercato e l’altro, a volte sgomitando per farci strada data l’innumerevole presenza di persone. Una caleidoscopica passeggiata di gente, odori, sapori, merci. 
Siamo incantati. Chissà come doveva essere il il Mercato galleggiante di Wat Sai a Thonburi, definito il più bel mercato della capitale. Non riusciamo ad andarci poiché si tiene solo nei fine settimana in una zona periferica a nord della città. 
Ai mercati classici fanno da contraltare i grandi centri commerciali ultra moderni da cui ci teniamo ben alla larga, anche se uno ci colpisce perché nell’entrata c’è un altare votivo con un piccolo Buddha di fronte al quale vediamo delle persone pregare. Altre passano all’apparenza distrattamente e di corsa, ma lasciano fiori di loto in offerta, acquistati da una bancarella ubicata sul marciapiede antistante. Infine delle donne anziane accendono delle candele poste intorno all’altarino. Questa sacralità si manifesta indifferente del trambusto circostante di gente indaffarata con le borse della spesa nelle mani o al cellulare.
L’indomani il tempo è il solito. Grigio non perché brutto, ma per via della cappa di umidità, calore misto smog, che aleggia nell’aria… che neppure i violenti temporali del tardo pomeriggio alleviano. In queste condizioni climatiche la giornata di visite ai templi di Bangkok, quello che le agenzie chiamano tour storico culturale, non è proprio il massimo. Noleggiamo di nuovo un tuk.tuk per l’intera giornata e raggiungiamo dapprima il Wat Phra Kaew, il Palazzo Reale. Il luogo sacro costringe Cece a comprarsi dei pantaloni lunghi in un negozio presso la biglietteria, che sembra essere lì apposta. Per Mavi e Michi sono disponibili all’ingresso dei sarong da allacciare alla vita per coprirsi le gambe e scialli da avvolgere sulle spalle. Wat Traimit, che è il Tempio del Buddha d'oro, nel quale è custodita un'enorme statua d'oro massiccio alta tre metri, del Buddha. Sbalordisce assai di più il famoso Buddha conservato nel Wat Po, il più antico tempio di Bangkok, dove si trova l'imponente statua del Buddha disteso (alta 15 mt. E lunga addirittura 60 mt.) la più grande della Thailandia. La zona è caratterizzata da un insieme di edifici variopinte, dai tetti arancione e verde, che scintillano al sole.

Lo sfarzo dei palazzi e degli antichi templi, l’atmosfera mistica dell’Oriente, ma anche la vivacità e l’avanguardia della metropoli. Questa è Bangkok, città dai mille contrasti, ma nel contempo espressione di un delicato equilibrio.

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