"Reportage di Viaggio" è la raccolta dei viaggi organizzati da Socchi Adriano, titolare dell'agenzia CULTURE LONTANE


Con gli occhi a mandorla. Tokyo.

01.03.2009 12:40

Marco Polo descrisse l’isola di Cipango (l’attuale Giappone), senza averla mai vista, ma solo per sentito dire. Basta un breve estratto del suo resoconto -... una terra talmente ricca che i tetti delle case sono d'oro ...-, per capire come la distanza geografica, prima ancora di quella culturale, e la totale chiusura del popolo giapponese verso l’occidente alimentassero queste e altre leggende.

Oggi, come ieri, il Giappone rappresenta un viaggio nell’Oriente più vero ed estremo. La millenaria cultura e la raffinata cucina, i paesaggi e i giardini, i templi e i palazzi, gli antichi villaggi e le città avveniristiche, tradizioni e riti, continuano ad affascinare il viaggiatore.

Quello italiano, poi, per natura estroverso e chiassoso, i cui comportamenti stridono con le abitudini del popolo nipponico, tanto da esaltarne le differenze, rimane meravigliato forse ancor di più di quanto non avvenisse un tempo. 

 

Ecco alcuni flash che attendono un tilamisù italiano al suo arrivo nella terra del Sol Levante!

 

Scena prima: i bagni all’aeroporto di Narita!

Si prende subito confidenza con il tecnologico water giapponese che ha incorporata una tastiera (modello telecomando) con indecifrabili tasti per via degli incomprensibili caratteri giapponesi. Ma poco importa in quanto la curiosità spinge a provarli tutti. C’è lo spruzzo d’acqua per l’uomo e quello per la donna, un pomello per regolare la temperatura dell’acqua, un finto rumore d’acqua per coprire gli altri tipi di rumori naturali, quello vero per tirare l’acqua, una manopola che regola la temperatura della tazza, un’altra ancora profuma l’ambiente… alla faccia dei bagni indecenti degli aeroporti!

 

Scena seconda: i treni!

Gli scompartimenti del treno sono pieni. C’è chi indossa le cuffie dell’iPod, che smanetta con l’iphone, chi è col capo chino sul portatile, altri giocano con il cellulare, altri ancora scrivono messaggi. Nonostante queste frenetiche attività aleggia un silenzio irreale. Nessuno parla con il vicino, gli amici sono lontani sul web o sul cellulare.

 

Scena terza: la metropolitana!

Un movimento continuo e perpetuo di persone. Vere e proprie fiumane umane si muovono senza creare confusione semplicemente rispettando due fondamentali regole. Chi non è di fretta sta’ da un lato in modo da non ostacolare, ma agevolare, il passaggio a tutte quelle persone che vanno di fretta. Le file sono file nulla da invidiare alle file indiane anzi... Per salire sulla carrozza della metro le donne, i bambini e gli anziani sono agevolati con postazioni a loro riservate. I convogli si fermano precisamente in quel punto e giungono con una precisione al secondo.

 

Insomma si intuisce fin da subito che il Giappone stupisce per le sue diversità più ancora che per i suoi paesaggi o i suoi templi… poi, i giapponesi, hanno una qualità unica. Appena uno pensa che abbiano già fatto il massimo per strabiliarti ti stupiscono ancora e ancora e ancora.

Ecco altre cose che sorprendono.

E' un gesto di maleducazione starnutire o soffiarsi il naso in pubblico. I giapponesi quando sono raffreddati coprono il naso con una mascherina come quella usata dai medici in sala operatoria. Se ne incontrano tanti, sappiate quindi che non la usano per l’inquinamento.

Le città, le stazioni, le strade, i bagni tutto in Giappone è pulito anzi pulitissimo. Affianco all’esercito di addetti alla pulizie che ogni giorno lustrano tutto quello che si può lustrare c’è un invidiabile senso civico: nessuno butterebbe mai della carta per terra, lattine e tanto meno mozziconi di sigaretta.

Una cosa è certa: in Giappone non si muore di sete. A ogni angolo si trovano distributori di bibite fredde e bevande calde. I prezzi sono economici, di solito sui 100-140 yen, ovvero 0,80-1,20 euro circa.

L'inchino è il loro modo di salutare, a seconda della maggiore o minore accentuazione esprimono apprezzamento, rispetto o rammarico.

Non bisogna aprire le porte del taxi perché lo fa’ il taxista, ma non scendendo dalla macchina, ma restando comodamente seduto, tramite un pulsante.

Si può fumare all’interno dei locali pubblici, ma non per strada, se non in rare piazzole riservate ai fumatori incalliti.

L’antenna della televisione di Tokyo è una copia della Torre Eiffel di Parigi.

Fanno il bagno dopo essersi lavati.

Per mangiare non usano le posate ma le bacchette.

Non esistono gli indirizzi civici. Eppure le poste funzionano in modo strabiliante.

 

Dopo questo elenco sommario di stereotipi giapponesi, visitando il paese se ne scopriranno tanti incredibili altri.

 

A Tokyo un esperienza irrinunciabile è trascorre una notte in un capsula hotel. Noi ne abbiamo passate due presso il Capsula Inn Akihabara uno dei pochi ad accettare uomini e donne, seppur divisi per piani. Dormire costa 4000yen (32,00€). Questi hotel non sono frequentati da turisti, ma da studenti e uomini d’affari. Infatti siamo i soli stranieri. Alla reception consegnano le chiavi, non della camera, ma dell’armadietto. Si sale al primo piano dove ci sono gli spogliatoi e si trova il proprio armadietto all’interno del quale ci sono un kimono-pigiama, due spazzolini e un asciugamano. Lasciamo i vestiti e indossiamo il kimono. Prima di andare a letto passiamo nei bagni, che sono in comune e hanno l’immancabile onsen. Ci laviamo i denti con lo spazzolino che ha il dentifricio incorporato. Infine raggiungiamo il piano dove si trova la nostra capsula. La "capsula" è la propria stanza alta circa un metro e lunga due e mezzo; la porta è una tendina; sono dotate di TV, radio, aria condizionata, luce, specchio, lenzuola e cuscino.

A Tokyo, poi, non esiste un centro. La megalopoli è costituita da 23 agglomerati urbani, per capirci è come se Milano, Roma, Torino, Napoli, Venezia, Palermo e così di seguito, fossero una attaccata all’altra. Viene spontaneo chiedersi: un putiferio. No! Perché siamo in Giappone. Ordine e disciplina permettono di spostarsi senza problemi. Sfatiamo il mito che le indicazioni sono scritte solo negli indecifrabili caratteri giapponesi, almeno nelle stazioni, sono anche in inglese.

Per spostarci da un agglomerato urbano e l’altro della città utilizziamo la linea metropolitana Yamanote (JR) senza dubbio la più pratica in quanto, essendo  circolare, tocca tutte le zone più importanti di Tokyo.

 

Nel centro abitato di Akihabara, dove soggiorniamo, non c’è nulla di particolare da visitare e mai nessuna guida turistica spiegherà gli aspetti che caratterizzano questa città che sono i negozi di elettronica e i negozi di manga (fumetti) e anime (films). Un vero eldorado per gli amanti del genere. Le rivendite in realtà sono dei veri e propri centri commerciali, enormi e su più piani. Qui si capisce perché guardiamo cartoni animati giapponesi, da apparecchi televisivi giapponesi.

 

La nostra prima meta è Asakusa dove  andiamo a visitare il tempio di Sensō-ji. La via di accesso al tempio, Nakamise-dōri, è, per tutta la sua lunghezza, su ambo i lati, piena di negozi di souvenir. E’ artificialmente abbellita da una volta di fiori di ciliegio di color rosa finti e di dubbio gusto. La s’imbocca da Kamarimon una delle due porte d’accesso al tempio. Qui s’incontrano i tipici risciò spinti a mano da conducenti vestiti con abiti tradizionali. Il percorso per avvicinarsi alla venerata dea Kannon incomincia presso un braciere, subito prima della scalinata d’ingresso, dove la gente s’affranca dei peccati portandosi il vapore in faccia. Nel patio accanto una fonte d’acqua serve a purificarsi le mani. Infine, giunti davanti alla venerata dea, in piedi, ma prostrati, si battono  tre volte le mani per aggraziarsi l’interesse della dea.

 

Ormai è scesa l’oscurità quando raggiungiamo Roppongi il più popolare quartiere della vita notturna per i turisti. Saliamo sul Mori Tower un grattacielo dove dall’alto dei suoi 54 piani la veduta di Tokyo di notte è spettacolare: un mondo di luci. Mai viste cosi tante luci! Facile da identificare è la Tokyo Tower brutta copia della Torre Eiffel parigina.

 

Il giorno seguente, a Shibuya, siamo testimoni dell’ordine giapponese, quando attraversiamo il più famoso incrocio al mondo, crocevia di 4 strade e di ben 5 strisce pedonali. All’accendersi del semaforo verde una folla di pedoni crea un aggrovigliamento inverosimile di persone, le quali attraversano l’incrocio in tutte le direzioni.

Per gli amanti degli animali è d’uopo rendere omaggio ad Hachiko il cane che ha aspettato per 10 lunghi anni davanti alla stazione omonima il ritorno del padrone morto. La straordinaria storia di fedeltà ha colpito i cuori del popolo nipponico così tanto che gli hanno dedicato una statua. Inoltrandosi nella zona pedonale antistante la stazione di Hachico si resta stupiti dai tanti locali di pachinko, sale giochi, con un unico gioco, il pachinko appunto. Le macchinette simili a delle slot- machine sono una di fila all’altra. Se si entra si rimane storditi dalla accecante luce dei potentissimi neon, dagli sgargianti colori della sala, ma soprattutto dal suono nauseabondo diffuso dalle macchinette. E, poi, tanti hard discount che vendono una vasta gamma di prodotti tutti a 100 yen. Nell’esplorazione del centro abitato di Shibuya ci imbattiamo in un intreccio di stradine con locali alquanto equivoci: i love hotel, gli alberghi ad ore. La curiosità e la morbosità ci spingono ad entrare e spiare. Alla reception non c’è alcuna persona ad accoglierci, questo per rispetto della privacy del cliente, alcuni hanno il servizio reception, ma in questo caso è su un piano più basso affinché non si possano incontrare gli sguardi. Le pareti dell’ingresso sono generalmente tappezzate con foto della tipologia di stanza desiderata e quelle che all’apparenza sembrano macchinette per panini vendono in realtà abitini succinti ed oggetti erotici.

 

Nel primo pomeriggio ci catapultiamo a Harajuku, precisamente a Takeshita-dōri, che a quest’ora della domenica è frequentata da giovani che passeggiano avanti e indietro per sfoggiare gli abbigliamenti più strampalati che si possa immaginare. Questo tacito appuntamento rende Takeshita-dōri la strada più alla moda del quartiere. Adolescenti giocano a vestirsi con abiti e costumi che somigliano ai personaggi delle anime e dei manga, sono le cosplay-zoku, lolite del 2000. Tra la calca della stretta via pedonale oltre alle ragazzine è la pittoresca folla a richiamare i nostri sguardi avvinti dalla gente bardata in tutti i modi: capelli ossigenati, capelli verdi e viola, capelli a piramide, capelli a spazzola; piercing di tutti i tipi e forme, al naso, alle orecchie, sulle labbra, sulle sopraciglia, nell’ombelico; scarpe rigorosamente con tacchi altissimi e di almeno un numero superiore, zatteroni, stivali, zeppe. Le donne sono truccatissime e quasi tutte con le gambe storte, indossano vertiginose minigonne, calze autoreggenti trasparenti, opache, a strisce, a rete, con fiochi e altri ornamenti, parigine, giarrettiere rosse e bianche, noi uomini non possiamo proprio fare a meno di girarci senza provocare nessun disappunto tra le nostre compagne poiché si girano anche loro.

 

Ginza è l’equivalente della 5^ avenue di New York, folle di passanti passeggiano per le vetrine delle più famose griffe del mondo: Chanel, Prada, Armani, Bulgari. La gente è vestita all’ultima moda, ma in maniera elegante. Ogni negozio ha un equipe di commessi e un portiere che apre e chiude la porta ai clienti. Tutta roba di lusso a prezzi inavvicinabili. Spiccano il palazzo di Mikimoto con le finestre a forma di groviera, un grattacielo dalle linee ondulate che sembrerebbe squagliarsi da un momento all’altro, un altro che s’illumina di mille luci e cambia continuamente colore, quello di Cartier che sembra un lingotto d’oro.

 

Dopo aver sperimentato la vita notturna di Roppongi collaudiamo quella di Shinjuku. Di sera è un esplosione di colori, una spettacolare palla di luce creata dagli effetti dei neon dell’insegne e dei giganteschi schermi pubblicitari, nulla da invidiare a Las Vegas o a Times Square. Per le viuzze di Golden Gai alle nove di sera la vita notturna tipicamente giapponese è ancora spenta si anima intorno alle undici, ma negli immediati dintorni tutto pullula già di vita frenetica.

 

Infine, il mercato del pesce di Tsukij; attrazione dal fascino inaspettato. Unico inconveniente la sveglia. Il mercato è particolarmente attivo dalle tre alle sette del mattino. Scesi a Shimbashi Station, raggiungiamo i capannoni del mercato in soli quindici minuti. Appena al di fuori del mercato all'ingrosso c’è un fiorente “mercato" al dettaglio di piccoli negozi e ristoranti per i privati. Qui potete trovare tutti i tipi di alimenti e prodotti connessi al pesce. I ristorantini sono presi d’assalto dalla gente che alle cinque del mattino fa’ colazione a base di piatti di sushi. All’interno bisogna rispettare alcune fondamentali regole per non intralciare quanti lavorano. L’uso del flash, soprattutto durante l’asta dei tonni, non toccare i pesci e non fumare. Aggirandosi per i banchi ci s’imbatte in innumerevoli tipi di pesce, crostacei, frutti di mare e persino nella carne di balena.

 

Sono passati solo due giorni, quando lasciamo Tokyo che ha rappresentato per noi la porta d’ingresso in Giappone, e già ci sentiamo completamente integrati alla cultura nipponica. Stamattina ci siamo svegliati, per pigiama un kimono, ognuno nella rispettiva capsula; alle cinque e trenta abbiamo consumato una succulenta colazione a base di pesce, cappuccino e brioche sono un lontano ricordo, e adesso siamo in fila, rigorosamente uno dietro l’altro, ad aspettare il treno proiettile shinkansen, direzione il monte Fuji. 

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