"Reportage di Viaggio" è la raccolta dei viaggi organizzati da Socchi Adriano, titolare dell'agenzia CULTURE LONTANE


Gerasa: la Pompei del Medio Oriente

10.11.1998 18:54

Gerasa, il cui nome attuale è Jerash, si trova a soli 41 chilometri, a nord, della capitale Amman ed è’, - con Petra - la principale attrazione turistica, dal punto di vista architettonico, della Giordania. Appresi dell’esistenza di Gerasa ai tempi dell’università, frequentando il seminario del corso d’Antichità Greche e Romane. "Gerasa", ovvero "Antiochia Crysoroas", faceva parte della Decapolis, una potente lega commerciale costituita da dieci città greco-romane, fra le quali Antiochia, Palmira ed Aleppo. A fondare la città fu Alessandro Magno quando si stanziò qui, con i suoi soldati, in Trans-Giordania, nel 332 a. C. Fu sotto l’occupazione romana, però, che "Gerasa" divenne ricca e fiorente, come ancor oggi si può ben percepire aggirandosi tra le sue rovine. Gli echi della sua sempre maggiore importanza, all’interno della provincia romana d’Arabia, e l’indiscussa bellezza dei suoi monumenti non tardarono a farsi sentire fino a Roma, tanto da essere definita, dai Romani stessi, "la Pompei d’Oriente".



Le indicazioni per il sito archeologico sono chiare fin dall’ingresso dell’abitato, ma non servirebbero neanche poiché è sufficiente seguire la strada principale, fino ad incontrare il maestoso "Arco di Trionfo", eretto nel 129 d. C., in onore dell’imperatore Adriano. Si trova appena fuori dell’area vera e propria delle rovine e, una volta superatolo si costeggia "l’Ippodromo", lungo 245 metri, oggi, purtroppo, seriamente danneggiato. Qui incontriamo anche la chiesa del vescovo Mariano che contiene bei mosaici pavimentali. Camminando verso l’ingresso, siamo avvicinati da frotte di giovani che si spacciano per guide turistiche, con tanto di tesserino di riconoscimento e fotografia. Ne prendiamo una, non tanto per essere accompagnati durante la visita, cosa di cui si può benissimo fare a meno, ma solo per non subire un assalto continuo. Infatti, non appena abbiamo la nostra guida, siamo lasciati in pace. All’ingresso la prima sorpresa: l’entrata agli scavi è gratuita. Seconda sorpresa: siamo, per il momento, i soli turisti presenti.


Iniziamo il giro dal "Teatro Sud", il più grande dei tre teatri di Gerasa, capace di contenere 5.000 persone. Proprio qui si tiene ogni anno, tra la fine di luglio e l’inizio d’agosto, il festival internazionale delle arti e della cultura di Jerash, fortemente voluto dalla regina Noor, moglie del re Hussein II. La costruzione è famosa per la perfezione dell’acustica, così dice la nostra guida e subito lo dimostra scendendo giù per le gradinate, fino al centro del proscenio del teatro. Dal basso del palco, parlando a voce normale, si rivolge a noi. Dall’alto dell’ultima fila, riusciamo a sentirlo come se ci stesse parlando da due passi di distanza. Inoltre, dagli spalti la vista è spettacolare e comprende non soltanto l’intero e grandioso perimetro delle rovine, ma tutto il paesaggio attorno. La città moderna di Jerash fa da sfondo a quell’antica creando un affascinante contrasto architettonico tra passato e presente. C’incamminiamo lungo il "Cardo maximus", non prima, però, di sostare ad ammirare il "Foro", che grazie al suo perfetto stato di conservazione e alla forma ellittica è considerato una delle costruzioni più straordinarie di Gerasa. La piazza, ancora oggi, è circondata da due colonnati, dai capitelli ionici, sormontati da una travatura. In questo luogo si riuniva l’assemblea del popolo per prendere parte a feste religiose, a processioni solenni, per discutere di politica o, semplicemente, per commerciare. Il "Cardo maximus" era la principale arteria della città. Collegava il "Foro" con la "Porta nord", a 800 metri di distanza. La strada è costruita con dei grossi blocchi di pietra. Se si presta attenzione, in diversi punti, è possibile vedere i solchi scavati dalle ruote dei carri. Come per il "Foro", anche qui, apprezziamo le sontuose colonne che corrono sui fianchi della via. Una raccomandazione: percorretela nella più assoluta calma e senza fretta poiché qui s’affacciano tutti gli edifici pubblici più importanti che meritano, almeno, una breve sosta.


Il sito archeologico è enorme, ma soltanto il 20% degli edifici è stato portato alla luce mentre tutto il resto continua ad essere sepolto. Quando una qualche équipe d’archeologi si deciderà a completare gli scavi la meravigliosa Gerasa diventerà un vero gioiello. Fu il viaggiatore tedesco Seetzen a scoprire, nel 1805, che sotto la sabbia si nascondeva una vera e propria città. I primi scavi, però, furono effettuati solamente nel 1920. Dei resti, delle differenti epoche, sono quelli romani ad attirare maggiormente l’attenzione, ed è consigliabile, se non avete troppo tempo a disposizione, la zona bizantina e araba. Sono senz’altro imperdibili "Ninfeo", una monumentale fontana, e il " Tempio d’Artemide", il più famoso edificio della città, per la raffinatezza delle sue colonne corinzie. Vi s’accede attraverso una scalinata, la dea Artemide, protettrice della città, è qui raffigurata, così come nel mito, bellissima nel corpo e nel viso.


Non esiste un unico modo per visitare una città, antica o moderna che sia. Lasciatevi, quindi, trascinare dal vostro intuito e andate a caso. Per quel che ci riguarda, dopo due ore e mezza sediamo sui resti di una colonna caduta e ci viene in mente, immersi nell’atmosfera di questa splendida città, ricca e pagana, un episodio narrato dall’Apostolo Marco (5,1-15) sui Geraseni, i quali spaventati dalla potenza di un miracolo di Gesù, lo respinsero. Nel "Panarion", inoltre, Epifanio ricorda, discutendo proprio del miracolo di Cana, di aver bevuto a Gerasa, dalla fonte del Martyrion, l’acqua che ogni anno si trasforma in vino, nello stesso giorno e nella stessa ora nella quale Gesù aveva comandato ai servi di Cana: "Fate assaggiare ai capotavola."


Da questo punto isolato e solitario cerchiamo, poi, di immaginare come poteva e doveva essere Gerasa duemila anni addietro. Vediamo la gente: i ricchi vestiti con la tunica e i poveri con un sudicio straccio. Sentiamo le discussioni dei patrizi e i lamenti degli schiavi, i rumori dei carri e il trambusto e il profumo dei mercati. Immaginiamo gli architetti indaffarati ad impartire ordini e gli artisti impegnati, con lo scalpello in mano, a modellare i capitelli delle colonne. E’ d’uopo terminare la meditazione domandandosi: "certo che i romani, se sono arrivati fino in queste terre lontane, erano davvero i padroni del mondo." L’immaginazione corre finchè nell’aria non si sente risuonare distintamente un: "Anvedi questo monumento". La riflessione svanisce e d’improvviso siamo di nuovo nel presente. Oggi come nell’antichità, i Romani sono padroni di Gerasa! Si tratta di un gruppo di connazionali con i quali ci fermiamo a scambiare impressioni sul viaggio fin qui trascorso.


Nella città di Gerasa ogni giorno regna il silenzio: i suoi templi sono caduti, le strade sono abbandonate, i teatri vuoti, i pozzi, le fontane e gli acquedotti inariditi. Eppure, nonostante questo, Gerasa lascia un’impressione indelebile. E’ ingiustamente tralasciata dal turista italiano stufo di visitare rovine romane, di cui la nostra bell’Italia trabocca. Non commettete quest’errore… perdereste uno dei siti Romani meglio conservati e più belli del mondo, cosa importa se sono architetture familiari? Non perdetevi assolutamente Gerasa, la Pompei d’Oriente!


Nella tarda mattinata lasciamo il sito archeologico. Il nostro tour doveva continuare per il castello di Ajloun, ma decidiamo di fermarci a Jerash, in piena fibrillazione per le celebrazioni del 64° compleanno di Hussein II, che coincidono con il suo imminente ritorno dagli Stati Uniti, dove il re del Regno Hascemita di Giordania è riuscito a sconfiggere la grave malattia che l’aveva colpito. - Re Hussein sarà di nuovo in Giordania! - e notizia che rimbalza in tutto il paese. La popolazione è entusiasta di riabbracciare il proprio, amato, Re e l’eccitazione è coinvolgente tanto che pure noi ne siamo contagiati. Lasciamo l’auto al parcheggio dove l’avevamo posteggiata e ci dirigiamo in centro, a piedi. Le case sono interamente rivestite di grandi bandiere nazionali, le strade attraversate, da parte a parte, da funi su cui sventolano migliaia di bandierine giordane. Il volto del re è raffigurato in ogni maniera possibile e immaginabile: sui bus, nei ristoranti, sui tappeti, nei giardini, su enormi manifesti… Assistiamo alle prove della parata dalla tribuna allestita, per l’occasione, sulla piazza di Jerash. Partecipiamo ad una sorta di vero e proprio spettacolo sulla storia della Giordania comprendente danze folcloristiche, sfilate in costumi tradizionali, il tutto accompagnato da marce militari e musiche orientali. Non ci rimane che constatare com’è cambiata l’antica Gerasa Romana, dalla moderna Jerash mediorientale.

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