"Reportage di Viaggio" è la raccolta dei viaggi organizzati da Socchi Adriano, titolare dell'agenzia CULTURE LONTANE


Vietnam del Nord: da Lao Cai alla Baia di Halong.

15.10.2005 23:26

Hanoi

Sui marciapiedi le venditrici ambulanti, con in testa i tipici cappelli conici di paglia e le ceste a bilancia, allestiscono improvvisate bancarelle intralciando il passaggio dei pedoni. Se si aggiungono le moto, le biciclette parcheggiate e i banchi dei negozi camminare risulta davvero impossibile. Per strada il traffico è ancor peggio! Eppure se si vuole vivere l’essenza di un ultimo e ancora autentico angolo di Indocina, un vero e proprio passo indietro nel tempo, bisogna girare per questo dedalo di strade e viuzze che è il quartiere vecchio. Ad ogni via corrisponde la vendita esclusiva di un determinato prodotto, così c’è il vicolo delle sete, degli argenti, quello dei ventagli, dei fabbri, dei medicinali e così discorrendo… si trova proprio di tutto. 
Lontano dalle strade affollate e piene di vita del centro si trova il Tempio della Letteratura, fondato nel 1070 d.C. Si tratta di un raro esempio di architettura vietnamita. In piazza Ba Dinh, invece, c’è la meta di pellegrinaggio più importante dell’intero Vietnam, ossia l’austero mausoleo di Ho Chi Minh che domina dall’alto della scalinata la grande piazza, vuota e spettrale, al cui centro sventola una grossa bandiera vietnamita. 
Ogni sera si può assistere allo spettacolo delle marionette sull’acqua. Perdere questa fantastica espressione artistica, tipicamente ed unicamente vietnamita, sarebbe un reato. Non a caso l’UNESCO ha dichiarato questa forma d’arte, nata più di mille anni fa, patrimonio dell’umanità. Lo spettacolo comporta la presenza di ben 11 marionettisti nascosti dentro l’acqua, immersi fino alla vita, dietro ad un palco. Le marionette di legno di fico, particolarmente impermeabile, sono scolpite a mano. Hanno gli arti e la testa mobili e sono fissate ad un asta. La bravura nel maneggiarle insieme alla sala buia creano un intrinseco ambiente che sembra davvero camminino sull’acqua. La leggenda narra che lo spettacolo sia nato a seguito dell’ostinazione di alcuni artisti del delta del fiume Rosso, i quali a causa di una inondazione e l’inagibilità del teatro pur di mettere in programma lo spettacolo mossero le marionette utilizzando l’acqua come palcoscenico. La musica, durante le rappresentazioni, è sempre dal vivo e il “dan bau”, il liuto a una sola corda, lo strumento vietnamita più noto e tradizionale, emerge tra i flauti e i tamburi Incluso nel biglietto c’è un ventaglio e un cd con le musiche dello spettacolo.

Montagnards
Il treno per Lao Cai parte dalla stazione di Hanoi alle 22.00 e impiega tutta la notte per coprire 340 km. I binari seguono il corso del fiume Rosso e si snodano, sù per la vallata, per impervi pendii. Il convoglio procede sempre ad andatura molto, molto lenta. Questa è la regione dei montagnards, il termine coniato all’epoca della dominazione francese si è mantenuto ancor oggi e sta’ ad indicare i gruppi etnici (più di 50) che vivono sugli altipiani del Nord, a ridosso del confine con la Cina e il Laos. Con i vietnamiti non corre buon sangue a causa della loro passata alleanza con i francesi prima e gli americani dopo. Per questo vengono chiamati spregevolmente moi che significa selvaggi.
Da Lao Cai col fuoristrada sono necessarie 2h30’ per raggiungere Can Cau la principale ragione per venire fin quaggiù. Ogni sabato mattina qui si allestisce uno dei più esotici e autentici mercati di tutto il Vietnam. Tale per la scenografica posizione in cui si tiene, nel bel mezzo di una impareggiabile cerchia di montagne, e perché è organizzato dall’etnia dei h’mong fioriti, sottogruppo dei h’mong, famosi per i loro appariscenti vestiti multicolori che insieme alla mercanzia esposta creano un colpo d’occhio strabiliante. Le donne indossano gonne e grembiuli ricamati con motivi floreali dai vivaci colori, portano un copricapo cilindrico con motivi a strisce di tutti i colori dell’arcobaleno e una miriade di paillettes. Sfoggiano collane, orecchini e braccialetti d’argento. Hanno una corporatura esile e sono di statura piccola, come gli uomini del resto. Quest’ultimi vestono in modo assai più sobrio. Nelle contrattazioni il denaro non sempre serve, resiste ancora l’antica usanza del baratto. Peperoncini rossi, gelati, liquore di riso e tabacco sono le merci più vendute. Quelle che da noi sono liceali qui sono già mamme e portano sulle spalle dentro ad una sorta di sacca i propri bimbi. 
Un trekking di quattro ore fino al villaggio di Ban Pho, situato nei dintorni di Bac Ha, permette di calarsi nella realtà sociale e di osservare lo stile di vita dei h’mong fioriti. Tra le colline riecheggiano suoni antichi e rurali delle persone che lavorano nei campi. Coltivano riso, grano e anche oppio. Sono molto ospitali vedendovi arrivare per strade raramente battute dai turisti vi inviteranno ad entrare nella propria casa. A fine giornata la gente lascia i campi e ritorna a casa, uomini, donne e bambini tutti con una gerla piena sulle spalle.
A Bac Ha, il suono degli altoparlanti diffonde i programmi della radio dell’emittente Voice of Vietnam che riecheggia tristi ricordi, ma solo per due o tre ore al giorno cioè quando viene elargita la corrente elettrica. Alla sera colpiscono le strade scarsamente illuminate dai lampioni con lampade che sembrano quasi bruciare da un momento all’altro.
Il mercato domenicale di Bac Ha, il principale della zona, è preso d’assalto dalla gente già di buon mattino. Davanti ai negozi e alle bancarelle i venditori fanno colazione seduti sul gradino del marciapiede. Mangiano il pho bo, tagliolini in brodo caldo speziato. Per orientarsi basta seguire il flusso della gente. Gli uomini portano, a differenza di quelli del sud, un casco coloniale che fa parte dell’abbigliamento quotidiano che durante la guerra apparteneva alla divisa dell’esercito del nord. Oltre alle solite bancarelle si trovano negozi le cui vetrine sono autentiche collezioni di porcellane. Nella zona riservata allo scambio degli animali oltre a polli, maiali, buoi d’acqua, colpiscono i cuccioli di cane che vengono fatti ingrassare per poi essere ammazzati e cucinati.

I magici paesaggi Vietnamiti 
Dalla montagna si ridiscende in pianura, utilizzando questa volta la strada asfaltata n°70 e non più la ferrovia, per ammirare i classici paesaggi che più identificano il Vietnam: la Pagoda dei Profumi e Tam Coc. 
Giunti al fondo della vallata, s’attraversano campi intensamente coltivati dove su un fazzoletto di terreno lavorano centinaia di persone, gomito a gomito. Uomini occupati a guidare un rudimentale aratro trainato dai buoi e donne impegnate a rastrellare il terreno. Sono contadini stipendiati dallo stato. Arrivati a My Duc una diramazione dalla strada principale porta a Chùa Huo’ng da dove in sampang, imbarcazione a remi, stretta e bassa, simile alla canoa, si parte alla volta della Pagoda dei Profumi, risalendo un braccio del fiume Song Day, in mezzo ad uno spettacolare paesaggio roccioso. I barcaioli sono rigorosamente donne poiché il governo Vietnamita ha riservato questo lavoro alle famiglie che hanno avuto padri, mariti o figli uccisi in guerra. Dopo circa 2 ore si lascia la barca e inizia il sentiero che porta in cima al monte. Lungo la salita s’incontrano altre pagode, ma è l’altare buddista sulla vetta il luogo più sacro oltre ad essere il più bello dato che si trova in una enorme caverna che si raggiunge dopo aver sceso una lunga scalinata….Ora che i sampang, sulla via del ritorno, si lasciano trascinare, ma solo appena, dalla tenue corrente, le donne martire remano senza fatica e le conversazioni, sul fiume, passano da una barca all’altra. Si sentono aleggiare i suoni di questa strana lingua di monosillabi. 
Prima di Tam Coc una deviazione porta al parco di Cuc Phuong, inaugurato da Ho Chi Minh in persona nel 1963, ultima area vietnamita rimasta incontaminata, dove flora e fauna selvatiche si sono miracolosamente preservate. Percorrendo un circuito di 8 km si prova l’emozione di avventurarsi in una rigogliosa foresta tropicale senza il pericolo di perdersi, attanagliati dalla soffocante umidità della vegetazione e dagli incredibili suoni degli animali… E se proprio non doveste vedere i gibboni, scimmie endemiche in via di estinzione, si potranno osservare al Centro per il Soccorso dei Primati dove una volta tratti in salvo, vengono curati e preparati a reinserirsi nel loro ambiente naturale: la giungla.
A Tam Coc si segue, naturalmente in sampang, avvolti da un panorama impareggiabile il corso serpeggiante, questa volta, del fiume Ngo Dong che di tanto in tanto scompare sotto ai grossi cucuzzoli verdastri e noi con esso. La caratteristica paesaggistica sono le enormi formazioni rocciose che emergono impressionanti e imponenti dal terreno. Ve ne sono dappertutto, all’apparenza invalicabili si superano passandovi sotto con l’imbarcazioni a remi sospinte dalle donne mezze sdraiate che azionano i remi con i piedi. Il caldo del mezzogiorno comincia a farsi sentire. L’andirivieni di sampang nelle ore più calde cessa. Le canoe restano ormeggiate in acqua in attesa delle ore più fresche.

Baia di Halong
Nella baia la geologia si è sbizzarrita creando un surreale paesaggio marino costituito da migliaia di pinnacoli calcarei che emergono dalle acque color smeraldo del Golfo del Tonchino. Sembra il panorama creato dall’incantesimo di una magia, unico al mondo, tanto da essere stato dichiarato patrimonio dell’umanità. La traduzione vietnamita di Halong è: “dove il drago si inabissa nelle acque”. E se la leggenda del drago che immergendosi nelle acque del mar cinese creò la baia di Halong è ormai comunemente accettata, così non è per la misteriosa creatura marina, nota con il nome di Tarasco, che infesta la zona.
Verrebbe da dire la versione vietnamita del famoso mostro di Loch Ness. Una cosa è certa Tarasco è, almeno in oriente, diventato altrettanto famoso del suo omonimo cugino irlandese Nessi. Gli avvistamenti sono sempre più frequenti. Marinai e pescatori sempre più spesso raccontano di aver avvistato la misteriosa creatura dalle dimensioni gigantesche. 
Tarasco a parte reali sono le visite alle stupefacenti grotte illuminate di Dau Go e Thien Cung i momenti di relax sul ponte della barca a prendere il sole e gli infiniti bagni nelle calde acque del mar cinese. Man mano che si procede nell’esplorazione della baia s’incontrano veri e propri villaggi galleggianti. I bambini non giocano per strada, ma in acqua. I taxi non sono automobili, ma barche.
Nella baia di Titop Island la luna è un cerchio quasi perfetto sopra di noi, in questo mondo perduto sembra impossibile che appena 30 anni fa’ si combatteva una terribile guerra.

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