"Reportage di Viaggio" è la raccolta dei viaggi organizzati da Socchi Adriano, titolare dell'agenzia CULTURE LONTANE


Un giorno a Taipei.

24.10.2004 23:58

Che cosa ci fanno quattro italiani a Taipei nel bel mezzo di un tifone? Sembrerebbe un indovinello ma non lo è. Ci ritroviamo qui nella capitale dello stato di Taiwan perché costretti ad aspettare la coincidenza per Sydney. Ecco spiegato l’enigma. Come noi credo che ogni altro turista che si fermi a Taipei lo faccia solo e soltanto per attendere l’aereo in partenza per l’Australia. 

La stanchezza comincia a farsi sentire dopo tredici ore di volo e una nottata trascorsa insonne sull’aereo. Ognuno di noi sarebbe tentato di restare in aeroporto o, meglio ancora, di andare a cercare un hotel per riposare sdraiato sopra un comodo letto, ma resistiamo… tutti pensiamo alla stessa cosa: chissà se ritorneremo mai a Taipei?

Taiwan sorge in un’area della superficie terrestre molto infelice non solo ad altissimo rischio sismico ma esposta al passaggio di devastanti tifoni, non a caso è tristemente famosa per via di queste calamità naturali a cui è inesorabilmente soggetta ogni anno. A tal riguardo basti ricordare il terremoto che il 21 settembre 1999 provocò 2400 vittime o il sisma più recente, del 7° della scala Richter, che il 31 marzo del 2002 causò la morte di decine di persone. La terra trema a Taiwan! Tutti gli anni vengono registrate migliaia di movimenti tellurici.
In questi ultimi anni il paese, però, è associato soprattutto al virus della SARS (sindrome respiratoria acuta grave) da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in seguito all’allarme lanciato in tutta l’area dell’estremo oriente, ha indicato Taiwan come uno dei luoghi da dove si è diffusa l’epidemia e zona ad alto rischio di contagio. Oggi come oggi si contano centinaia di vittime e il pericolo non è ancora del tutto debellato.
Infine, poi, lo stato di Taiwan, sale alla ribalta delle cronache occidentali ciclicamente con l’acutizzarsi dell’annoso problema dell’indipendenza. A tal riguardo è necessario aprire una breve parentesi storica. 

Il dominio giapponese, duro e autoritario, causò un diffuso malcontento popolare malgrado avesse modernizzato il paese con la costruzione di strade e infrastrutture. Con gli accordi di Yalta, alla fine della seconda guerra mondiale, Taiwan passa sotto il dominio cinese. La felicità di aver espulso i giapponesi durò però poco, fino a quando la Cina inviò come governatore il corrotto Generale Chen Yi. Nel 1947 le rivolte anticinesi furono brutalmente represse e culminarono con il massacro di ben 30.000 civili (28 febbraio). Fino all'abolizione della legge marziale nel 1987, questo incidente (noto come “2-28”) è stato un argomento vietato. In seguito all’assunzione del potere della Cina da parte dei comunisti nel 1949 il presidente cinese Chiang Kai-shek e il suo partito nazionalista spostarono il proprio governo a Taiwan (Repubblica Cinese). Fu l'inizio della saga delle 'due Cine'. La Repubblica Popolare della Cina (Cina continentale) e la Repubblica della Cina Nazionale (Taiwan). 
Il neoeletto presidente di Taiwan Chen Shui-bian ha di recente proposto un incontro con la Cina per negoziare una riconciliazione, ma il Ministro degli Esteri cinese ha dichiarato inutili le trattative fintanto che Taiwan rimarrà una provincia ribelle. La Cina considera Taiwan, a tutti gli effetti, una sua provincia, ben consapevole che l’isola rappresenta l’ultimo tassello mancante al progetto di “riunificazione nazionale”. Taiwan, forte dell’appoggio Statunitense e Giapponese, oltre che della comunità internazionale, rivendica, invece, una completa autonomia.

Riprendiamo il discorso interrotto… dopo tredici ore di volo, quindi, arriviamo a Taipei e subito veniamo a contatto con la realtà del luogo. All’ufficio passaporti compiliamo un modulo, per ottenere il visto d’ingresso, insieme con un gruppo di orientali, di chissà quale paese visto che per noi sono tutti uguali. Sono rigorosamente in fila e con la maschera protettiva sulla bocca per evitare di respirare contagiosi batteri. Sarà una precauzione contro la “SARS”… chissà? Usciti dall’aeroporto un forte vento accompagnato da una pioggia, fine ma battente, conferma quanto già riferito dal comandante dell’aereo prima dell’atterraggio: un tifone si sta’ abbattendo nel nord del paese. Manca soltanto più una scossa di terremoto e il quadro delle tristi sciagure che caratterizzano Taipei sarebbe completato. L’enorme cartello al centro dell’area aeroportuale “Welcome to Taiwan”, date le circostanze, suona come una presa in giro. Tuttavia, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, il tour per Taipei è regolarmente in programma. Questo significa che il tifone ha perso parte della sua forza ed è in via d’estinzione. Saliamo sul minibus insieme ad una coppia di tedeschi e altri quattro turisti cui non identifico la nazionalità. Siamo tutti graditi ospiti dell’Ente del Turismo Taiwanese che per la ricorrenza della sua nascita offre ai turisti in transito un giro gratuito di Taipei. Strada facendo la guida che ci accompagna spiega con enfasi pregi e meraviglie del suo paese. Lo ascolto solo di sfuggita assorto come sono ad osservare il paesaggio e i palazzi al di fuori del finestrino. Sento che a Taipei vivono 7 milioni di persone… Taipei appare una città brulicante e movimentata, strapiena di persone, automobili e smog con un caos inquietante e disordinato. Arriviamo dopo circa un’ora al mausoleo di Chiang Kai-shek. Un maestoso monumento di marmo bianco costruito in stile cinese tradizionale, circondato da giardini e stagni, che contiene un’enorme statua del presidente Chiang Kai-shek seduto su di un trono. L’edificio conserva inoltre cimeli della vita del fondatore della Repubblica di Taiwan, in una sala è riprodotto fedelmente il suo studio, in un’altra interessanti fotografie delle varie fasi del suo potere, insomma un mausoleo in onore del padre della nazione e che questo Chiang Kai-shek fosse un personaggio importante per Taiwan già l’avevo scoperto emettendo i biglietti aerei, infatti l’aeroporto internazionale porta il suo nome. Ulteriore conferma c’è l’ho quando vedo il memoriale a lui dedicato su tutte le banconote in circolazione nel paese.

Dalla sala della statua dell’ex presidente scorgo, tra la luce uggiosa e la limitata visibilità, la sagoma del “Taipei 101” - dal numero dei piani di cui si compone - sembra un grande totem fatto di triangoli sovrapposti ed è veramente alto anche in una città con tanti grattacieli. Il tour non prevede la visita perché l’edifico più alto del mondo non è ancora stato inaugurato. L’apertura è prevista per l’ultimo dell’anno. Il “Taipei 101” strappa così il primato alle Petronas Tower di Kuala Lumpur (452 metri). L’osservo da lontano aiutandomi con lo zoom della mia reflex. La costruzione in vetro, acciaio e cemento armato, alta 508 metri, porta la firma dell’architetto di Taiwan C.Y. Lee. Cento piani di uffici, negozi, ristoranti e una rotonda dalla quale ammirare il panorama sulla città, al centunesimo piano. Insieme al primato dell’altezza il nuovo grattacielo taiwanese conquista anche quello dell’ascensore più veloce. L’edificio è, infatti, dotato di ascensori, progettati con un corpo aerodinamico, in grado di salire una velocità pari a 60,48 km/h.
Un peccato non poterci salire!

Siamo la sola comitiva di turisti, non incontriamo nessun occidentale, così la gente ci guarda incuriosita e non potrebbe essere altrimenti. Noi, dal canto nostro, osserviamo loro con curiosità ancora maggiore. Assistiamo a scene di vita quotidiana che spostate nel nostro contesto culturale sarebbero giudicate bizzarre e divertenti. Per strada passeggiano donne anziane che indossano vestiti griffati, portano al braccio borsette firmate Prada e sono truccate come delle top model. Immagino a come sarebbe giudicata la mia mamma, a Savigliano, sorpresa a girare vestita in questa maniera. Bambini, che male a pena incominciano a camminare, giocano con astrusi oggetti elettronici. I giovani telefonino alla mano lo usano non per telefonare o mandare messaggi, ma come computer. Certo non è sufficiente un giorno per imparare a conoscere una città, ma basta sicuramente per carpirne lo stile di vita. Taipei, da noi in Europa, è conosciuta perché tutto quello che compriamo è un prodotto Made in Taiwan: giocattoli, pantaloni, cappelli, elettrodomestici, scarpe, televisori, ecc., ecc. Taipei potrebbe definirsi la città dei consumi e degli acquisti per antonomasia. Basta guardarsi attorno per vedere negozi di computer, hi-fi, macchine digitali, schermi piatti a cristalli liquidi dove a confronto anche il più tecnologico dei nostri Unieuro è un negozio quasi preistorico. Uno slogan per attirare i turisti potrebbe essere: “Taipei… benarrivati nella capitale mondiale dell’hi-tech”. Il grande problema è la scrittura. Nei negozi le indicazioni e i prezzi dei prodotti sono in ideogrammi cinesi impossibili, da decifrare per noi occidentali.

Ci ritroviamo al “Memorial of War” un insieme di templi in perfetto stile orientale che sembrano tante piccole pagode …qui davvero percepiamo di essere in estremo oriente. Partecipiamo al cambio della guardia rappresentato da un lungo e complicato rituale. A questo punto della giornata iniziamo ad essere davvero stanchi, ma prima di ritornare in aeroporto dobbiamo sobbarcarci la visita del museo di Taipei.
Il museo ospita la più vasta collezione di capolavori dell'arte cinese esistente al mondo (con sommo dispiacere del governo cinese) ed è riconosciuto come il centro mondiale della cultura e della tradizione cinese. Il palazzo ospita circa 720.000 pezzi ma è in grado di esporne solo 15.000 alla volta così alterna le opere esposte ogni tre mesi. Conti alla mano uno dovrebbe fermarsi dodici anni per godersi l’intera collezione! Prima di aggirarci tra questi capolavori con gli occhi semi-chiusi dal sonno cogliamo quello che è l'aspetto forse più straordinario della collezione, ossia la sua singolare storia. La collezione dal 960, per 500 anni, fece continuamente spola tra Pechino e Nanchino. Fu custodita per altri 500 anni nella Città Proibita di Pechino. Per evitare che la collezione cadesse in mano agli invasori giapponesi, nel 1931, fu trasferita prima a Nanchino, poi a Shanghai e dopo, sfuggendo per poco all'occupazione giapponese di Shanghai, fu trasferita nuovamente a Nanchino. Nel 1939, fino alla seconda guerra mondiale, fu nascosta nel remoto villaggio meridionale di Emei mentre 10.000 casse furono custodite in una barca ormeggiata sul fiume Yangtze. Esposta nuovamente a Nanchino, nel 1949, quando la collezione fu finalmente riunita, con l'ascesa del regime comunista fu trasferita a Taipei. Nella fretta di quest’ultimo trasloco furono dimenticate circa 700 casse, ma l'immensa collezione rimane ancora oggi un'importante testimonianza della tradizione e della cultura cinese.
Finalmente dopo l’ennesima stanza di oggetti preziosi, l’ennesima galleria di acquarelli, l’ennesima sala di miniature, l’ennesima galleria di quadri usciamo e finalmente risaliamo sul minibus. Senza neanche accorgercene ci ritroviamo in aeroporto. Dormiamo e, probabilmente, russiamo per tutto il tragitto

La nostra è stata una visita fugace abbiamo visto i monumenti, i templi, i musei, i palazzi più belli e importanti dal punto di vista storico, come si fa’ per ogni altra capitale che s’intende conoscere, ma a Taipei, forse più che queste cose, è l’ipertecnologia della città in sé ad attirare.
“Taipei… benarrivati nella capitale mondiale dell’hi-tech.”

 

TAIPEI 101

Il 1° gennaio 2005 è stato inaugurato il grattacielo più alto del mondo, una torre alta 508 metri, di vetro e acciaio, opera dell’architetto taiwanese C.Y. Lee. Si tratta del Taipei 101, dal numero dei piani di cui si compone l'edificio. A contribuire al primato c'è pure un pezzo d'Italia, il Taipei 101 è rivestito da cristalli verde/chiaro e 90mila tonnellate di acciaio fornite dal gruppo italiano Permasteelisa di Conegliano Veneto (Treviso). Sui 101 piani, trovano spazio uffici, ristoranti, ma soprattutto negozi, per lo più, di lusso. All'ultimo piano aperto alle visite si può ammirare il panorama sulla città. Così Taipei si arricchisce di una nuova attrazione turistica! 
Con i suoi 101 piani pari ad un’altezza di 508 metri, il Taipei 101 strappa il primato alle Petronas Tower di Kuala Lumpur (452 metri), diventando l’edificio più alto al mondo. Ma non è la sola ed unica supremazia. Infatti il grattacielo conquista anche quello dell’ascensore più veloce, con una velocità pari a 60,48 km/h. Infine, forse il più importante dei primati, è quello relativo alla sicurezza, a partire da quella inerenti gli incendi per finire con quella riguardo il rischio terremoti. A tal proposito è stato realizzato un sofisticato sistema di ammortizzatore con la funzione di stabilizzare le oscillazioni causate da possibili movimenti tellurici della crosta terrestre. Si tratta di una palla di ferro di 600 tonnellate sospesa a otto cavi. Tale massa sferica si può anch'essa visitare.

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